martedì 16 novembre 2010
Octobriana, Mon Amour
loggia del Palazzo d'Estate,
30 ottobre 2092, parallelo 00.12.12
1 minuto e 10 secondi prima dell'esplosione
Cielo terso, vento gelido che dal fiume sale
e buca la divisa e la carne come fossero carta,
passa, trapassa ma lascia detriti di memoria e desiderio nelle ossa
Resto immobile fissando il disco solare che cade dietro le nuvole all'orizzonte,
quasi al rallentatore.
un minuto, tutto il tempo del Mondo.
Vedi?
trecentocinquanta lune e sto qui a pensarti,
pensarti, e giuro che le lacrime sono per il freddo.
Non pensavo che un giorno avrei mai sofferto il freddo,
ma oggi ogni mio muscolo trema
Eppure so che il freddo vero arriverà poi, senza preavviso
e allora questo vento freddo sei tu,
che reclami la tua presenza sulla mia pelle, sulle mie labbra gelate,
che mi imponi il senso della tua assenza.
Queste lacrime sono per te, in fondo.
E quando stavamo a corte,
e ti prendevi gioco del cancelliere
e ridevi della mia austerità
ma il mio sangue è freddo
come la terra da cui provego
e solo i tuoi mille soli hanno saputo sciolgliere il ghiaccio
che proteggeva il mio cuore.
Nelle sere d'autunno
non parlavamo mai della fine
ne del freddo che avanzava, e queste mura
che già allora avevano il sapore di un epilogo,
non erano che un posto dove guardare la desolazione del nostro Tempo
affogare nel bel Danubio Rosso Sangue e Tramonto.
E le notti passate in riva al lago,
Octobriana, mon amour mi chiamavi
e stavo ore a sentirti parlare
di terre parallele e di come il principio di indeterminazione
ci ha restituito il libero arbitrio
e io ti dicevo che non sapevo cosa farmene
perchè quel giorno non potrà restiturimi a te.
Ascesa e Tramonto, quante volte la Storia
ha chiesto questo epilogo,
ed ora che è arrivato anche per me,
non sembra così male,
quanto abbiamo vissuto insieme? troppo poco?
una vita intera, mi rispondesti
perchè il Tempo non scorre
se lo dividi all'infinito.
Attimi di attimi.
E quindi perchè affannarsi,
la Storia andrà avanti senza di noi,
e quello che a noi è sembrato irraggiungibile
che ci ha fatto fremere e scuotere i pilastri della terra,
sarà solo una storia tra le tante, una canzone per anarchici ribelli
Gozer e Octobriana, Fuoco e Vento, Gloria e Rivoluzione
e noi, spogliati di queste armature, lontani dalla gente
saremo finalment...
***
Þrár hafðar
er ek hefi til þíns gamans,
en þú til míns munar;
nú er þat satt,
er vit slíta skulum
ævi ok aldr saman.
giovedì 24 giugno 2010
Ritorna, Octobriana!
I Pensieri hanno una loro qualità. Impronunciabile.
Il trucco è pensare ad altro.
Io penso al fiore. Una rosa gialla.
É un po' appassita. La ragazza la tiene in grembo e la guarda, con aria triste.
L'ho detto?
C'è questa ragazza seduta davanti a me, è salita alla fermata davanti al parco.
Tiene questa rosa gialla infilata nella borsa, come fosse un vaso.
Questa rosa gialla come i suoi capelli.
Anche le Parole hanno una loro qualità intrinseca. Come un colore.
Non serve contestualizzarla. Non serve un senso compiuto per costruire una frase.
Per questo non le penso.
Le scelgo in base al suono, alla cadenza. Alla musicalità.
Questo conferisce già una bellezza notevole alla frase.
Il segreto è che la gente finge di capire, come fingerebbe davanti ad un'opera d'arte o ascoltando un'opera musicale.
Sto ancora pensando al fiore.
E' triste, ma tra qualche giorno appassirà, le dico.
Lei mi guarda come se avessi diagnosticato una malattia mortale al suo unico figlio.
Poi risponde, con voce sottile.
Dice, Magari ce la farà, la pianterò in un bel vaso grande e la terrò in terrazzo e l'annaffierò tutte le sere, al tramonto.
Magari crescerà e mi terrà compagnia. E io mi sentirò meno sola.
Ma le rose senza radici non vivono più di qualche giorno, rispondo
Ma io intendevo la Tristezza.
Dice lei.
lunedì 8 marzo 2010
Götterdämmerung
Dämmert der Tag?
Oder leuchtet die Lohe?
Getrübt trügt sich mein Blick;
nicht hell eracht' ich
das heilig Alte,
da Loge einst
entbrannte in lichter Brunst.
Weisst du, was aus ihm ward?
(Wagner)
Negli ultimi mesi del 1944, a fronte dello spostamento del fronte in Ungheria, migliaia di ebrei ungheresi e zingari andarono ad accrescere le fila dei 100.000 lavoratori forzati impiegati per la costruzione del "Vallo Sudorientale" (Südostwall), nel disperato tentativo di arrestare l'avanzata dell'Armata Rossa.
Zeitliche Änderung 00.40.80.
Rechnitz Castle, Austria, 24 marzo 1945.
Prolog.
Ed ecco giunto il Crepuscolo, Nemesi di tutte le Nemesi, come un Ultimo Atto drammatico e Roboante a colorare di Rosso Cremisi le nuvole che ora sembrano Batuffoli di Ovatta Insanguinata...e il Silenzio, in eloquente premonizione, si impadronisce per un Momento della scena, degli Alberi, delle Foglie, di ogni Creatura Vivente, che in rispettoso Silenzio porge Omaggio al Mistero come ogni Sera dall’Alba dei Tempi.
Ma questo è il nostro Crepuscolo, quello che non avremmo mai voluto vedere, ma che era li, ad aspettarci, come un padre severo sull’uscio della porta.
Ora siamo Pronti...
Le Assi di Legno Scuro scricchiolano sotto i Colpi del Vento oscillando gravemente e tutta la struttura del fienile, ogni singola Trave o Bullone, come lo scheletro di un vecchio galeone, sembra intonare la stessa Nenia, mentre le figure al buio ammassate tra le balle di fieno restano immobili, silenziose, quasi che ogni minimo suono interferendo con questa melodia potesse tradire al mondo la loro presenza.
Nel parco del castello, dove le siepi lasciano il posto al bosco, segnando l’inizio della foresta ai confini della tenuta Thyssen-Bornemisza, ventre materno degli esperimenti bellici della Krupp sui nuovi missili Aggregat, sei persone in alta uniforme alzano i calici in un solenne brindisi, ignorando completamente lo spettacolo che si sta consumando alle loro spalle...
Poco distante un’altra figura, assorta nei suoi pensieri, si gira di scatto, come colta di sorpresa da una premonizione.
Ai margini del bosco, un'ombra, appena visibile, fissa l’uomo per qualche istante, prima di eclissarsi tra gli alberi…
- Sto impazzendo - pensa l’uomo - ho appena visto il fantasma di me stesso…
Act I.
“Vermag das mein Mut zu bestehn?”
Una fitta nebbia sale lentamente dal parco nel terrazzo che dal salone si affaccia verso le stalle del castello. Una donna, in abito da sera nero, lucido, guarda con aria assorta le persone raccolte in circolo nel parco sottostante, poi il suo sguardo si sposta oltre, verso il tetro silenzio della foresta, e ancora più in là, verso lo scenario del crepuscolo che colora di rosso il cielo e le cime degli alberi come un presagio apocalittico che si riflette sul viso della donna stemperandone il candito pallore e scavando nei suoi lineamenti una maschera grottesca di terrore.
Con un gesto tanto elegante quanto consumato porta alle labbra il bocchino della sigaretta e fa un ultimo,lungo, profondo tiro.
Dietro li lei, una persona in divisa si avvicina con un bicchiere di champagne in mano.
- E’ una serata splendida vero? Questo renderà la cosa meno triste. Anche se…è dura ammettere che tutto questo sia destinato a sparire
- C'è un tempo ed un luogo perché ogni cosa sia Anfang und Ende ..
- Ma è assurdo, non trovi? Voglio dire... se ci sbagliassimo, se abbandonassimo tutto poi scoprire che ogni cosa sarebbe tornata al suo posto?
- E’ questo che ti terrorizza?
- E’ qualcosa di più grande.
- Arriva un momento, negli anni, in cui capisci che quello che fai sarà tutta la tua vita, infonderà della sua presenza ogni momento della tua giornata, ogni tua azione o pensiero.
- E quando capisci che questo qualcosa, che ti da la forza di affrontare la misera esistenza con dignità, sta per scomparire…cosa rimane?
- E’ il bisogno…il vuoto che lascia…cosa potrà riempirlo?
- E’ tutto così grottesco. …come la tua presenza, qui…
- Perché sei tornato?
- Ho assistito al collasso gli Eventi nel giro delle ultime ore. Voi contessa, e questo luogo, siete proprio al centro della spirale.
- Risparmiami le tue astruse teorie scientifiche. So che stai mentendo a tutti, volevo vederti in faccia per averne la conferma, ma il tuo disprezzo nei nostri confronti lo posso leggere cristallino nei tuoi occhi...
- Con me puoi buttare la maschera, e anche quella ridicola divisa da rivista di fantascienza.
- Non capisco come il partito si fidi di te. Mio marito poi ti considera una specie di oracolo.
- Ti chiama Wo-tan. Forse crede che tu lo sia davvero, Odino. E ti teme…
- Tu marito teme il castigo divino, come te. Ha scoperto che l’inferno è una realtà tangibile, e che ha i stessi confini che avete dato al vostro Impero.
- Tu ci stai accompagnando per mano ai cancelli del Wahalla, ma arrivati sulla soglia, ci lascerai entrare da soli.
- E’ una scelta che avete fatto liberamente. Io vi ho solo indicato la strada…
- E noi l’abbiamo seguita...come topolini verso la trappola.
- Un ultimo ballo me lo concederete, spero…in ricordo dei bei tempi andati
Act II.
“Der Ewigen Macht,
wer erbte sie?”
Il parco è avvolto in un silenzioso mantello di nebbia che filtra le sagome e i suoni come un vetro smerigliato, dando alla scena l’aspetto di un sogno, dove figure di cavalli respirano pesantemente, dove musiche sussurrate arrivano dai balconi illuminati, dove sagome umane danzano controluce come fossero spiriti notturni o banshee.
Questo è quello che osserva la figura che si nasconde tra gli alberi, o almeno, questo è quello che cerca di vedere. Cambiare la realtà a proprio piacimento è stata la sua unica ancora di salvezza durante gli anni passati nei campi al confine.
Dal punto in cui si trova, la figura tra gli alberi può benissimo osservare il gruppo di figure che si dispone ordinatamente intorno ad un tavolo di marmo rotondo, nel mezzo di un gazebo riccamente decorato con rose di ogni colore.
I colori, pensa, quelli si che stridono nel quadro generale della scena.
Non è molto vicino, ma il vento freddo che si è alzato, spinge le voci verso gli alberi che gli offrono riparo.
Per questo, per qualche minuto, può sentire chiaramente quello che dicono:
- …che non ha fatto in tempo a arrivare da Amburgo a causa dei tratti ferroviari distrutti dai bombardamenti…ma non importa. Quello che conta è che ci sia lei oggi, con noi. Eravamo in ansia che non avesse ricevuto l’invito della contessa.
- E invece i suoi messaggeri, err Ivan, sono stati più affidabili e veloci di Mercurio.
- Wo-tan lei conoscerà senz’altro Joachim Oldenburg, funzionario della nostra azienda Thyssengas e membro dell’ordine delle SS, nonché supervisore del progetto Gamma-Gerät nei stabilimenti Krupp.
- Il cancelliere della ghestapo Franz Podezin, direttamente dal comando supremo, dove coordina le azioni di smantellamento dei campi sul confine. Egli desiderava parlarvi personalmente.
- Ho sentito spesso parlare di voi a Berlino, err Gozer.
- Da quello che ci diceva poco fa Ivan, lei viene direttamente dal Parallelo 00.40.00, dove Berlino è già caduta.
- Sa, per noi qui è un po’ difficile immaginare questo scenario, per quanto drammatica può sembrare la situazione, e anche il Furher so che ha preso con cautela le sue dichiarazioni, visto che contrastano con tutti gli oracoli che sono stati interrogati. E poi ci sono le voci che insinuano un suo possibile legame con la famigerata Octobriana.
- Ma in ogni modo, cosa le conferisce la certezza che a questo parallelo toccherà la stessa sorte?
- Le probabilità che un evento si verifichi è proporzionale all’intensità con cui le persone credono in esso.
- Avete costruito un castello di carte in modo che crolli completamente al primo soffio di vento.
- E ora il vento si sta alzando…
- E’ questione di giorni, ormai. Octobriana e la sua armata hanno appena passato il confine ad est. Tra poche ore varcheranno i confini delle vostre proprietà.
- Allora è questo, lo stato delle cose...
…questa festa in realtà è un Assedio…
Act III.
“Das wäre üble Jagd,
wenn den Beutelosen selbst
ein lauernd Wild erlegte!”
Sera, nel salone dei ricevimenti. Gli ospiti si gettano avidamente sulle pietanze, ubriachi, con la stessa avidità con cui avevano consumato i loro appetiti sessuali nelle orgie del pomeriggio.
Dai grammofoni agli angoli del salone si diffonde in sottofondo una bella melodia jazz per clarinetto e pianoforte, un mood rilassato che sostituisce il coro di voci del Deus Irae che aveva risuonato per tutto il pomeriggio.
Nel parco, oltre ai cavalli che inneggiano al tramonto con il loro galoppo rituale, due persone sono rimaste a parlare e a fissare i pochi raggi solari che ancora trovano la forza di oltrepassare l’orizzonte come volessero regalare ancora un momento a chi è ancora in tempo per riflettere sulle sue azioni.
- Sa cosa penso Wo-tan? Penso che a volte gli eventi siano li pronti ancor prima di noi.
Penso che gli dei ci abbiano scelti per portare a compimento un’opera che da soli non avrebbero potuto realizzare.
Guardi il cielo, gli alberi. Vede come ogni cosa è stata disposta per esaltare questo magico momento?
E’ come se la natura stessa ci chiedesse di andare oltre, di osare con qualcosa di grandioso.
- E questo qualcosa ha a che fare con le persone rinchiuse come bestie in quel fienile?
- Diciamo che è il coronamento di questa splendida serata.
Sono circa 200, prelevati dal contingente utilizzato per costruire la 'Ostwall', il vallo orientale. Perlopiù sono scarti, quelli che non posso più lavorare, poi donne e bambini, ma soprattutto...sono ebrei.
Avranno l’onore di rendere questa serata davvero speciale.
Lei sa di cosa parlo, vero? Anche se è impossibile descrivere cosa si prova in situazioni come questa.
- Cosa si prova a uccidere delle persone indifese?
- Non è solo quello, non riduca tutto al mero fatto di uccidere una persona che non si può difendere.
Io parlo del senso di liberazione, di appagamento che si prova nel momento in cui si realizza che tutte le lezioni sul valore e la dignità della vita umana che ci sono state inculcate posso essere finalmente dimenticate.
- E’ stata una sua idea?
- No, in realtà è stata di mia moglie, un omaggio ai suoi ospiti e ai suoi amanti. Adora la caccia più delle sue orgie.
- Spero vivamente che lei voglia unirsi a noi. Sarebbe un onore per me dividere con lei questo momento.
- Ivan, non si rende conto che non c’è onore nelle vostre azioni, ma solo una paura meschina?
- Sta cercando di dirmi che intende dissuaderci dal compiere questo atto?
- E’ troppo tardi ormai.
Non posso più impedirle di farlo.La Situazione ha subito un tracollo tale che è impossibile arrestarne gli eventi. Ne cercare di contenere i danni.
Ormai posso solo osservare la vostra definitiva caduta.
Epilog.
“Der dort noch lodert,
weiset Loge nach Walhall!
Denn der Götter Ende
dämmert nun auf.
So - werf' ich den Brand
in Walhalls prangende Burg.”
Mezzanotte, ai margini della foresta, la figura nascosta tra gli alberi vede avvicinarsi un’ombra dal parco.
Per un momento il cuore smette di battergli nel petto, e un brivido sale dalle gambe lungo la schiena.
Quando è ormai a pochi passi dagli alberi, il viso dell’uomo comincia ad emerge dalla nebbia, e il cuore riprende la sua normale corsa.
- Finalmente, err Gozer. Credevo non la lasciassero più solo.
- Ora mi stia a sentire, attraversi la foresta seguendo il sentiero verso nordOvest, arriverà ad una radura dove c’è una piccola capanna.
- Al suo interno troverà nascosta sotto il fieno una moto e una divisa che dovrebbe starle bene.
- Per quello che può valere, ecco l’opale che mi aveva chiesto. E' quello usato per S-Gerät, viene direttamente da Peenemünde...
- Spero di rincontrarla un giorno per potermi sdebitare.
- Non ci sono debiti da saldare, solo, dott. Jacobs, si ricordi sempre delle persone nel fienile.
questa è la notte in cui alla sua anima è stata data una seconda possibilità.
La Notte ormai è giunta, e con essa, i primi fiocchi di neve hanno preso il posto del vento gelido...
Ivan, dritto come una statua, indossando la sua divisa da cerimonia, osserva la scena senza dare alcun cenno di interesse...
- Venga, err Gozer, gli altri ci stanno già aspettando davanti al fienile.
Questa è una grande notte, gli dei sono al nostro fianco, a guardarci in questo ultimo atto della nostra opera, prima che il crepuscolo ci inghiotta tutti, nell’eternità...
L’esercito russo raggiunse Rechnitz nella notte tra il 29 e il 30 marzo 1945, e nella stessa notte il castello dei Batthyány fu distrutto dalle fiamme.
Secondo un rapporto redatto dalle autorità sovietiche, vennero trovate ventuno fosse comuni, ciascuna contenente dalle dieci alle dodici persone. I cadaveri erano stati finiti con colpi alla nuca o con armi automatiche e presentavano, oltre ad un generale deperimento, segni di violenze subite immediatamente prima dell'uccisione.
La contessa Thyssen visse tranquillamente i suoi giorni, spegnendosi nel 1989 in Svizzera dopo essere tornata sul luogo del massacro per una battuta di caccia.
Gozer e Octobriana sparirono quella notte come spiriti appagati tra le fiamme del Tempo...
i fatti e i personaggi di questo racconto
non sono frutto di fantasia.
lunedì 15 febbraio 2010
Prologo. La Valletta
Il sole disegna un tramonto viola sulla baia di Marsamuscetto.
I colori si fanno tenui, le rocce grigie sotto di me virano al rosso.
Il tutto durerà un minuto, due al massimo.
La fiat 127 si ferma poco lontano, al bordo della strada costiera.
Lui scende, si accende una sigaretta e guarda nella direzione delle rocce, del mare, gira con lo sguardo il profilo controluce della costa finche non scorge la mia sagoma e sorride. Non so se riesce a vedermi in volto.
Ma non sto ridendo.
L'autista rimane in macchina ad ascoltare l'autoradio, col motore acceso.
Non gli vado incontro, lo aspetto qui, dove le rocce si sono fatte rosse.
Si avvicina lentamente, calcolando l'andatura in base alla durata della sua sigaretta.
Quando è ad un passo da me si ferma, spenge la sigaretta sotto una scarpa e si mette il mozzicone in tasca.
Gli occhiali da sole e i folti baffi nascondo i segni dell'eta sul suo volto e la cicatrice sul labro superiore.
Per quanto lui cerchi di nasconderla, il nervo reciso conferisce un innaturale mezzo-sorriso alla sua bocca.
Per il resto è come lo ricordavo.
Lo saluto con un cenno della mano, ma è lui che parla per primo.
"E' stata lei a dirti di questo posto vero?"
"Venivamo qui a fare l'amore e a guardare i tramonti."
"Ora vorrebbe fare lo stesso con te"
"Non la giudicare, in fondo è sincera, fa solo quello che sente di fare."
"Qui le persone non sono quello che sembrano. Non farti un'idea sbagliata..."
"Ricordi a Londra, la prima volta che ci siamo visti?"
"Mi avevi scambiato per un fottuto inglese"
Ora si toglie gli occhiali, e prova a fissare il disco solare riflesso quasi a voler cercare nel tramondo una profondità mistica alle sue parole.
"Sai, il primo anno venivo qui tutte le sere."
"Queste rocce, il mare, il verde tutto intorno, il lento movimento delle navi che si avvicinano e si allontanano dalla Valletta... tutto questo mantiene una costante attraverso il tempo e i paralleli. Una linea costante che nonostante viene schiacciata dal progresso e dal turismo resta colma di storia e di mistero."
"I turisti che vengono a visitare Malta non si accorgono di camminare su di un tappeto rosso, elegante e invitante, completamente ignari del pavimento sottostante.
Bisogna educare gli occhi e il cuore per vedere attraverso il velo, il vero volto di quest'isola.
Questo posto mi ha aiutato a dimenticare il periodo in Inghilterra..."
"L'aria di qui ha un profumo particolare. Ho quasi smesso di fumare per non rovinarmi questa sensazione"
"Domani parto. Credo che per un pò starò lontano da qui"
Tiro fuori la scatola incisa di legno dalla borsa e gliela restiuisco.
Lui la apre, la fissa per un momento, poi il suo ghigno si estende per tutto il volto.
"Ho saputo del tuo allontanamento dal Foreign Office."
"Era solo questione di trovare il momento giusto. Ormai la Situazione richiede un mio completo coinvolgimento. Non è una cosa che potevo continuare a gestire dall'Interno."
"Lo so. E mi dispiace che non hai trovato quello che cercavi, qui."
"Ma non dare la colpa a quest'isola."
"Malta è una donna."
"E i Maltesi sono uomini gelosi"
"Non potevi pensare davvero di arrivare qui, senza conoscerla e sbirciargli sotto la gonna o nella camicetta come fosse una cameriera di un bar di porto."
"Devi essere galante con lei, farle la corte."
"Mostrarti generoso. E soprattutto..."
"...non scambiarla per un'inglese."
giovedì 26 novembre 2009
V-2. Anstiegszeit & Abfallzeit
1. Overture (Allegro per Archi)
Tradita dall'elsa della Sua Spada, recante lo stesso Stemma in rilievo del Pugnale trovato issato nelle molli carni del Cancelliere morto , e dal richiamo della sua mente, confusa in pensieri di Morte e Sesso che Gozer non potè far a meno di indagare, alla fine gli concesse il Suo Primo Sguardo, Gelido e Seducente.
In quel Preciso Momento potè finalmente associare a quella Presenza costante nella sua Mente la forma sinuosa e seducente della Ragazza alta e bionda come il Sole che risponde al nome di Octobriana, famigerata dea rivoluzionaria dell'Est, lì costretta dall'anonimato di una Divisa della delegazione Siberiana che non può che a fatica nascondere la sua prorompente Sensualità.
I suoi Occhi, azzurri e trasparenti come un Lago Ghiacciato, non tradiscono affatto il Fuoco che da sempre arde nel suo Cuore.
Un cuore che sogna di una Rivoluzione - ma non quella che si potrebbe immaginare come una rivolta popolare o una ribellione anarchica, piuttosto qualcosa di molto simile ad una sanguinosa e decisiva Ascensione - da consumarsi nel breve lasso di Tempo dello sfiorire della sua Giovinezza, prima che la Consapevolezza stemperi il calore delle sue Passioni, e di un Futuro Luminoso, visto come un Mattino di Vento, con le farfalle di rimbalzo tra fiori di campo ondeggianti, e tutto un correr giù in una Convulsione d'Intenti metr'ella risale sopra la Valle, controvento, a voler raggiungere la Sagoma Controluce (che ora sembra proprio quella di Gozer), che fluttua come uno Spettro quasi Inavvertito, tra pensieri di Sconfinata Purezza, ben distanti dall'aspetto militare e austero di cui ella ama vestire il proprio Amino in questi Giorni di Tumulto e Incertezza, quando ancora cerca con ardore la fiduciosa Condivisione di un Sogno.
Il Parossismo tra Amore e Morte risulta palpabile nella sua mente, quantunque raramente accessibile a coloro che vi si avvicendavano con mezzi più frivoli.
E' un Giuoco ben sfacciato, con un Grado di Calcolo non più inclemente di quello che la portò ad affondare la propria Lama nelle budella del Cancelliere.
Ma questi Sogni sono già trama del Futuro, dove neanche Gozer riesce ad accedere per carpirne i Colori e le Forme.
Eppure, i quasi due Mesi che separarono le loro Morti, dominati dall'allontanarsi della cometa di Halley, furono Mesi di Silenzi Inviolati.
Quasi che l'Incontro e la Morte di entrambi, segnando i termini del Transito della Cometa, la elessero portatrice di una qualche forma di Forza Celestiale che in quel breve periodo seppe creare una Congiunzione Perfetta di Intenti in grado di far tremare i Pilastri della Certezza.
Mai più tornarono Giorni così Luminosi, e quella stessa Piazza che un tempo segnò l'inizio di questa Storia ora si spoglia silenziosa di qualsiasi Colore, e arrendevolmente si concede al Manto Gelido della Neve, consapevole di essere oramai l'utimo testimone del periodo d'Oro degli Spiriti-Ribelli, dove le Gesta valsero più dei Significati e della Morale, anche se il Loro ricordo giace ora dimenticato in un cantuccio sperduto nella Memoria della gente che distrattamente ogni giorno ancora l'attraversa...
venerdì 6 novembre 2009
V-3. Die Frau im Mond
Per qualche motivo in quei giorni gli rimane difficile ricordare tutto.
L'esatta sequenza, il punto preciso dove le cose sono andate in mille pezzi.
Così se ne sta seduto su un vecchio tronco fradicio lungo la spiaggia, appena sul limite asciutto ancora non bagnato dalla marea.
Non è avvilito nè preoccupato, ne tantomeno tranquillo.
Aspetta.
Passivo.
Come un interruttore in attesa di essere acceso.
Guarda al di la della spiaggia, oltre la radura, la foresta verde che si apre come un muro compatto verso sud.
Osserva i razzi, lanciati con destinazioni ignote a infrangersi al di la dell'orizzonte marino.
Alcuni compiono parabole perfette perdendosi come punti luminosi nell'azzurro del cielo.
Altri salgono sbilenchi, la traiettoria incerta, la combustione a singhiozzi, l'ossidante in eccesso, o iniettato troppo in anticipo, mulinano come uccelli colpiti da un colpo di fucile ed esplodono proprio sopra la sua testa lasciando nel cielo lunghe e ovattate scie di condensazione.
A parte questo, Nulla lo sfiora più di tanto.
Il suo segreto risiede tutto nella concentrazione, nel tagliare fuori dalla mente tutto: la Luna, il vento tra gli alberi, il rumore delle onde.
Tutto tranne i razzi.
Si concentra su un ricordo preciso, un'immagine, ripetuta come un mantra, lasciando che l'eccitazione aumenti, scandita dall'ascesa di ogni razzo, fino a che l'incantesimo non ha effetto...
Non si accorge nemmeno di Lei che arriva scendendo lungo la spiaggia camminando goffamente a causa dei suoi tacchi che sprofondano nella sabbia e che si siede sul tronco proprio accanto alla sua mano.
E' troppo concentrato sulle ultime rivelazioni, dove la Verità ha preso il posto della Menzogna, dove le persone si sono finalmente rivelate per quello che sono realmente.
Certo, in tutto questo, finisce per fare la figura dell'Asino e per giunta proprio li, al cospetto della Suprema Giuria Dei Razzi, ma in fondo...
Lei si toglie le scarpe e infila le dita dei piedi sotto la sabbia ancora tiepida.
- Sai essere crudele?
- Non lo so, posso provarci.
- Dai... mi aiuterebbe molto.
Laggiù dietro la duna c'è una piccola cappella abbandonata che odora di piscio e vino rovesciato,
ci sono ancora alcune panche e l'altare di pietra.
Ti aspetto li.
Tu cerca qualcosa con cui legarmi e frustarmi.
- ... e gozer?
- gozer... non è qui. No?
giovedì 29 ottobre 2009
V-2 Brennschluss
I frammenti di Gozer li trovarono una mattina di maggio sparsi per tutta l'Europa.
Amburgo, Parigi, Dresda, Londra, Oslo, Bologna...
L'esplosione avvenne alle ore 21.15, a 4000 metri da terra.
Il Suono arrivò molto dopo.
Come un temporale lontano.
Decise così di dar corpo alla sua promessa di Fuga,
attraverso il grido di rabbia di un razzo,
lanciato oltre la velocità del suono
a infrangere il muro della Gravità.
A Infrangere i Cancelli del suo Regno.
Incontro al suo Angelo.
Non è questione di volare,
ma di liberarsi per un momento dal proprio corpo
e sentire i cristalli di luce staccarsi
e perdersi nell'atmosfera insieme alle lacrime.
L'Ascesa fu perfetta, una parabola crescente,
fino al punto di inerzia, unico per ogni razzo,
quando l'ossidante entra nella camera di cumbustione
e la reazione cessa,
il Razzo è autonomo,
la Gravità è violata,
la cuspide raggiunta.
E' il punto di massima salita,
dove il razzo si unisce ai suoi simili
nella tredicesima costellazione dello Zodiaco,
dopodichè l'incantesimo è infranto
e la parabola discende simmetricamente verso lo Zero Assoluto.
Ma non ci fu mai discesa.
La Scia Di Condensazione Si Perse Nel Cielo Come La Coda Di Una Cometa D'acciaio.
L'asse longitudinale del Razzo seguendo in ogni punto la tangente alla sua traiettoria,
si scompone in infiniti istanti, immagini statiche allineate nello spazio.
Infiniti razzi contigui in una sommatoria delle velocità che tende inesorabilmente allo Zero.
Il razzo non cadrà mai.
Non è mai partito.
Il countdown si è perso nei decimali periodici intorno allo Zero, Malkut.
La verità è che Gozer è sempre stato li (adesso ne è cosciente)
immobile nello spazio infinitesimale
come un'architettura senza tempo
davanti al Santuario della Gravità.
Interludio Wundtloniano (Verwandlungsinhalt 0.01)
Le lampade al vapore di mercurio gocciolano sulle pareti umide emanando una debole luce fredda di intensità variabile. Dato che il coefficente della variazione di intensità cambia da lampada a lampada in una perfetta sinfonia di indeterminazione, si diffonde nella stanza uno strano effetto psichedelico, che crea in Pier uno stato d'ansia febbrile.
Non c'è via di fuga verso l'Esterno...pensa.
- Su, amico, vedi di non perdere la calma. Se vuoi farlo dopo ok, ma non qui.
- Abbiamo bisogno di concentrazione.
- A.N.D.Y. sta per farcela...
Quella voce fa eco nella sua testa come in una grotta, le luci cominciano a girare vorticosamente.
La Situazione, ai suoi occhi, comincia ad appare sempre più estranea e grottesca.
Quattro persone in camice da dottore disposte come i punti cardinali intorno ad un tavolo di plastica nero dove un automa della serie 000, A.N.D.Y., goffamente antropomorfo, sta concludendo l'ultima serie di letture de I:ching, sistemando minuziosamente i legnetti sparsi sul tavolo in un ordine apparentemente privo di logica, analizzando, archiviando e divinando i dati secondo un algoritmo ideato proprio da Pier (in realtà non è stato un gran lavoro, si è trattato semplicemente di adattare alcune procedure di un algoritmo che faceva parte della sua tesi all'università, risalente per tanto a svariati anni prima...).
Ma non è questo che altera il suo stato emotivo, provocandogli un fastidioso sudore freddo dietro la nuca. In fondo facessero quello che vogliono del suo algoritmo, che tra l'altro gli è stato già pagato.
E' la completa assenza di qualsiasi remota parvenza di realtà in quella stanza che lo fa trasalire. Non riesce a farsi un'idea di come ogni singola cosa presente intorno a lui non sia assolutamente riconducibile ad una qualsiasi situazione di quotidianità...
I dottori, ad esempio. Goffi e curvi come gufi nei loro camicioni bianchi isolanti, nascosti nelle loro mascherine e occhiali termici, all'aspetto risultano molto meno umani dell'automa su cui si stanno accanendo come fossero dei Chirurghi dell'Anima in procinto di terminare la loro operazione più strabiliante, un trapianto di Karma nelle intricate viscere unte di A.N.D.Y.
Ma la densità della realtà ha una propria qualità del tutto irreversibile, almeno in quella stanza, nonostante Pier cerchi continuamente di tornare con la mente ad immagini più confortevoli.
E il tempo si avvolge in una sola direzione per lui...
Un'unica Grande Stringa, come un Serpente avvolto a spirale nei fondi di un caffè, in un ritmo calcolato da precise derivate matematiche, senza prestare attenzione alle variabili influenzate dalle dinamiche dei corpi, dal rapporto tra temperatura e movimento, in un costante ciclo sterile tra Interno e Esterno, parte di entrambe, e di nessuna.
Presto, in una notte buia come questa, seguendo le linee epidermiche del tempo, si sarebbe ritrovato solo, al centro di un buco nero in costante caduta verso lo Zero Assoluto, e da li ancora indietro, a ritroso... sempre più veloce, trasformandosi dal colore nero al rosso, poi al viola, e infine al bianco, come una cometa verso il centro del nulla....
***
- Ehm, Pier, cazzo...
- Cosa?
- Esattamente... che tipo di algoritmo abbiamo inserito nella testa di questo stronzo di latta?
...sarà dura spiegare nel rapporto di stasera che c'è un messaggio subliminale contenuto in questo enorme cazzo fatto di legnetti...
- Ok... spegnete tutto adesso.
Andiamo a pranzo...